Mondi Paralleli

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L'autonomia con la bici a un semaforo

di Marisa Melis

QUOTIDIANO SARDEGNA DELL'8 APRILE 2013

Forte dei discorsi sentiti in tanti convegni, parecchi anni fa si decise di lavorare sull’autonomia della nostra ragazza “speciale”.

Si cominciò mandandola per la prima volta a comprare il pane.

Inizio enorme, bisognava attraversare la strada principale del quartiere, davanti a casa nostra. Io e il padre la guardavamo dalla finestra, aspettando che attraversasse la strada, tante raccomandazioni e ..finalmente dopo 20 minuti tornò con il pane e pure il resto dei soldi. Il padre per 20 minuti mi aveva sfiancato con le sue elucubrazioni su cosa poteva accadere alla nostra creatura.

La mandavamo al parco con la bici ma anche con il cellulare, lei doveva limitarsi solo a rispondere ogni volta che la chiamavamo (ossia ogni due minuti). Il giorno che non rispose, corsi al parco e la trovai arrampicata sulle corde a piramide mentre lo zaino con dentro il cellulare stava poggiato su una panchina. Mi disse che la chiamavo troppo e non riusciva a giocare (aveva ragione!)

Un giorno il suo cellulare era scarico e non gli permisi d’andare al parco non potendola controllare. Decisi di mandarla nel giardino condominiale con la bici, all’ora di pranzo l’avrei chiamata per rientrare.

All’ora stabilita scesi e non trovai la bambina. Tutta la famiglia a cercarla e, pure il vicino di pianerottolo ci aiutò.

Prima tappa al parco, non c’era.

Eravamo spaventati, pensai le cose più atroci mentre la cercavamo da una parte all’altra .

Venti minuti e niente, non si trovava la bambina.

Forse era meglio andare alla polizia.

Mentre decidevo ciò, eccola con la bici ferma al rosso di un semaforo. Corsi, subito le chiesi cosa stesse facendo e lei con aria tranquillissima rispose che aspettava lo scatto del verde. Aggiunse che rispettava le regole della strada.

Rimasi molto calma (strano), mentre il padre arrivò agitatissimo. Ci eravamo invertiti le “calme”.

Per distendere gli animi (a me e a mio marito), dissi alla bambina che si andava a casa dove c’era un pranzo “favoloso”.

A tavola partì la roamanzina da parte di tutti, per i pericoli che si corrono in strada. La bimba ad un certo punto sollevò (non potendone più) la testa e disse:”Questo sarebbe il pranzo favoloso? Ma se non ci sono neppure le patatine. Fa proprio schifo! Ha ragione papà che non sai cucinare!

“Da domani, bastoncini di pesce per tutti. Ingrati.” Urlai.

“Certo se sapessi cucinare bene, il finale poteva terminare meglio”.

Rimuginai mentre pensavo alla vendetta dei maledetti bastoncini.

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